Nell’era dell’intelligenza artificiale, gli strumenti AI offrono opportunità straordinarie per apprendere, creare e interagire. Tuttavia, insieme a questi vantaggi emergono nuove sfide in materia di privacy e protezione dei dati personali. Troppo spesso, per superficialità o mancanza di consapevolezza, gli utenti caricano informazioni che non dovrebbero mai transitare su piattaforme pubbliche o semi-pubbliche. Questo articolo vuole essere una guida chiara e discorsiva su cosa evitare assolutamente di condividere con un sistema di AI pubblico, sensibilizzando su rischi reali e futuri.
Dati Personali e Aziendali: Il Confine da Non Oltrepassare
Quando interagiamo con un’intelligenza artificiale, dovremmo sempre evitare di caricare informazioni che potrebbero identificarci personalmente, come il nostro nome completo, l’indirizzo di casa, il numero di telefono, il codice fiscale o i numeri di documenti ufficiali. Anche se i sistemi sembrano sicuri, ogni dato personale immesso è potenzialmente tracciabile o recuperabile. Inoltre, bisogna prestare massima attenzione a non condividere mai credenziali di accesso, come password, username o codici bancari. Anche nei casi in cui si cerca aiuto tecnico o supporto, questi dati devono restare privati. Informazioni finanziarie come dati bancari, numeri di carte di credito, IBAN, o dettagli relativi a stipendi e investimenti non dovrebbero mai transitare attraverso questi canali. Allo stesso modo, i dati sanitari, comprese cartelle cliniche, referti medici e diagnosi, sono estremamente sensibili e devono essere trattati con la massima riservatezza.
Quando si tratta di informazioni aziendali riservate, la prudenza deve essere ancora maggiore. È fondamentale proteggere strategie commerciali, piani di marketing, dati sui clienti, documentazione interna come procedure operative e politiche aziendali, nonché proprietà intellettuali come brevetti in fase di registrazione o codici sorgente. Anche una descrizione apparentemente innocua potrebbe rivelare più di quanto si immagini.
Esempi Pratici di Rischi da Evitare
Immagina un utente che, cercando assistenza su un problema software, copia per intero un file di configurazione contenente username e password. Oppure pensa a una persona che cerca consiglio su pratiche legali e carica documenti di causa contenenti dati personali delle parti coinvolte. Anche un freelance potrebbe inavvertitamente caricare una bozza di contratto reale per chiedere una revisione stilistica. In tutti questi casi, informazioni altamente sensibili vengono esposte a rischi inutili.
Casi Possibili
Per comprendere meglio le implicazioni della condivisione incauta di informazioni sensibili con strumenti di intelligenza artificiale, consideriamo alcuni scenari ipotetici che, pur essendo fittizi, riflettono situazioni plausibili.
Il curriculum compromesso
Luca, un giovane professionista in cerca di lavoro, decide di utilizzare un assistente AI per migliorare il proprio curriculum vitae. Senza pensarci troppo, carica il documento completo, contenente informazioni personali dettagliate come indirizzo, numero di telefono, esperienze lavorative precedenti e referenze. In seguito, scopre che alcune di queste informazioni sono state utilizzate per addestrare modelli linguistici, rendendole potenzialmente accessibili ad altri utenti attraverso risposte generate dall’AI.
La strategia aziendale esposta
Maria, manager di una startup innovativa, utilizza un chatbot AI per ottenere suggerimenti su una nuova strategia di marketing. Durante la conversazione, condivide dettagli riservati sul prodotto in fase di sviluppo e sulle tattiche di lancio previste. Qualche settimana dopo, nota che un concorrente ha adottato una strategia molto simile, sollevando il sospetto che le informazioni condivise siano state in qualche modo divulgate.
Il consulente legale distratto
Giovanni, avvocato esperto in diritto societario, decide di testare le capacità di un assistente AI nel redigere clausole contrattuali. Per farlo, inserisce parti di un contratto reale, omettendo di anonimizzare i dati delle parti coinvolte. Successivamente, scopre che alcune delle clausole da lui utilizzate sono state suggerite ad altri utenti in contesti simili, mettendo a rischio la riservatezza dei suoi clienti.
Il medico e i dati dei pazienti
Elena, medico di base, utilizza un’applicazione AI per semplificare la redazione di referti medici. Senza adottare misure di anonimizzazione, inserisce dati sensibili dei pazienti, come diagnosi e trattamenti. In seguito, viene a sapere che l’applicazione ha subito una violazione dei dati, esponendo le informazioni dei suoi pazienti a terzi non autorizzati.
Lo studente e la tesi di laurea
Marco, studente universitario, si affida a un assistente AI per ottenere suggerimenti sulla struttura della sua tesi di laurea. Condivide l’intero documento, includendo ricerche originali e dati raccolti durante il suo lavoro. Poco dopo, scopre che parti della sua tesi sono state utilizzate in altri elaborati generati dall’AI, compromettendo l’originalità del suo lavoro.
Perché l’AI Non è Un Archivio Sicuro
Anche se molte piattaforme dichiarano di non conservare dati in maniera permanente, è impossibile garantire che le informazioni non vengano temporaneamente elaborate o registrate. Alcuni modelli utilizzano le interazioni degli utenti per migliorare il proprio funzionamento, aumentando il rischio di “data leakage” accidentale. Inoltre, i dati caricati su piattaforme online possono essere vulnerabili ad accessi non autorizzati o violazioni di sicurezza.
AI Privacy-first
Guardando al futuro, la gestione dei dati caricati su piattaforme di intelligenza artificiale dovrà affrontare sfide sempre più complesse. Si prevede un rafforzamento delle normative sulla privacy, come l’evoluzione del GDPR, che imporrà alle piattaforme standard di protezione sempre più elevati e maggiore trasparenza.
Nella mia attività professionale sono impegnato a promuovere l’adozione di soluzioni di AI “Privacy-first”, soprattutto in contesti aziendali dove i dati sono altamente riservati e costosi da ottenere.
È importante sottolineare che questi software non vengono sviluppati semplicemente utilizzando le AI web che molti di voi forse già conoscono, ma richiedono il setup di strumenti specifici in cloud e il supporto di un team di esperti dedicati.
Questi sistemi sono progettati per minimizzare la raccolta di dati, anonimizzare automaticamente gli input degli utenti e processare le informazioni in server privati aziendali. Questo approccio riduce significativamente il rischio di violazioni della privacy e promuove una cultura della responsabilità digitale.
AI Locali
Parallelamente, si sta diffondendo l’uso delle AI locali, ovvero modelli installati sui dispositivi personali degli utenti, senza la necessità di inviare dati a server esterni. Questo consente un controllo totale delle informazioni trattate e rappresenta una soluzione ideale per ambiti delicati come la medicina, la finanza e la sicurezza informatica. Con il progresso delle tecnologie hardware, è probabile che molte applicazioni AI offriranno in futuro versioni completamente locali, garantendo una privacy ancora più robusta.
Un esempio pratico potrebbe essere quello di un medico che utilizza un modello linguistico installato sul proprio laptop per generare documenti clinici senza mai trasferire dati sensibili su Internet. Analogamente, un avvocato potrebbe redigere contratti riservati tramite un’applicazione IA offline, mantenendo tutte le informazioni confinate nel proprio ambiente protetto.
Per chi desidera sperimentare con AI locali, piattaforme come Hugging Face mettono a disposizione una vasta gamma di modelli scaricabili che possono essere eseguiti offline. Tuttavia, è importante considerare che l’utilizzo di AI locali richiede una notevole potenza di calcolo: per garantire prestazioni fluide è necessario disporre di computer dotati di schede grafiche potenti e con una grande quantità di memoria video (VRAM).
Proteggere la propria privacy è una responsabilità individuale che, nell’era dell’intelligenza artificiale, assume un’importanza mai vista prima. Prima di caricare qualsiasi contenuto su strumenti basati su AI, dovremmo sempre chiederci: “Se questo dato diventasse pubblico, quali danni potrei subire?”. La consapevolezza, unita alla prudenza, è la nostra prima difesa.
Come Configurare il tuo account AI per Minimizzare i Rischi
Per ridurre al minimo i rischi di addestramento non voluto dei modelli AI con i propri dati, è importante configurare correttamente le impostazioni di privacy offerte dal servizio. Quando disponibile, è consigliabile accedere alle impostazioni dell’account e disabilitare la funzione di memorizzazione della cronologia delle chat o dell’utilizzo delle conversazioni per l’addestramento futuro. Alcune piattaforme permettono di gestire direttamente quali dati possono essere utilizzati per migliorare il modello. Inoltre, è buona pratica eliminare periodicamente la cronologia delle conversazioni e utilizzare, ove possibile, la modalità “privata” o “incognito” offerta da alcune implementazioni di AI. Infine, è fondamentale leggere attentamente l’informativa sulla privacy per comprendere come vengono trattati gli input inseriti e adottare sempre un comportamento prudente, evitando di condividere informazioni sensibili anche se le impostazioni sembrano garantire la sicurezza dei dati.
Grazie per aver letto questa pagina fino in fondo! 🙂
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Nerd per passione e per professione da 30 anni, mi occupo di progettazione di ecosistemi software di alto livello come CTO e di docenze in ambito informatico. Mi potete contattare dal mio profilo linkedin a https://www.linkedin.com/in/andreatonin